• Viaggi
  • Sardegna on the road
  • Alla scoperta della Barbagia di Seulo – Seulo (seconda tappa ontheroad2016)

Alla scoperta della Barbagia di Seulo – Seulo (seconda tappa ontheroad2016)

Dopo una tranquilla notte ad Esterzili vado via prestissimo, l’appuntamento a Seulo è alle otto del mattino con Giuliano, una delle gentili e preparatissime guide dell’ Ecomuseo dell’Alto Flumendosa.

Attraverso la strada deserta tutta curve e salite con un po’ di nostalgia, completamente all’oscuro di cosa mi stesse aspettando a 23 km di distanza.

La scenografia, fra le strade tortuose, che mi accoglie è pazzesca, fatta di gole, alte pareti rocciose e tacchi calcarei, boschi infiniti e poca presenza umana. Seulo sorge arroccato nel verde pendio del Monte Perdedu, ha più o meno 900 abitanti e ha un centro grazioso che pare orbitare intorno al suo territorio ricco di storia e bellezze naturali che l’Ecomuseo dell’Alto Flumendosa non fa che esaltare. L’istituzione culturale del Comune di Seulo, fondata nel 2002 e gestita dall’omonima società cooperativa, ha per noi organizzato un’escursione tra i fiabeschi sentieri della foresta di Addolì.

Tutto è pulito, ordinato e ben segnalato e ci ritroviamo ad attraversare diverse zone, una più fiabesca dell’altra, e Giuliano ci informa che ognuna di esse ha un nome proprio, un toponimo per ogni singolo fazzoletto di terra e ogni toponimo ha il suo perchè, ed io ne son rimasta affascinata! C’è la prima cascata Is Campanibis e le sue rocce son così alte da sembrare proprio un “campanile”; c’è la spettacolare Piscina e Licona dalla quale bellezza si dice i poeti traessero la loro ispirazione (licona), e non stento a crederlo, l’incanto laggiù è servito; c’è il monumento naturale Su Stampu e Su Tùrrunu, uno straordinario foro naturale nella roccia dal quale l’acqua che arriva dalla cascata posta al di sopra, viene inghiottita, e scorre facendo un mulinello, ricordando lo snodo meccanico (tùrrunu) creando una piscina che io però ad agosto ho trovato secca! Tra le fronde dei fitti alberi, nel silenzio assoluto, la magia è palpabile e la fantasia corre veloce…

Ci sono i tacchi che separano la Barbagia dall’Ogliastra e quelli che separano i diversi Comuni, ce n’è uno in particolare che mi torna alla memoria. Uno di quei posti presenti in molte parti della Sardegna con la sua storia-leggenda che fa accapponare la pelle: è Su Disterru. Grossa e profonda spaccatura in un tacco calcareo, si racconta che qui, secoli fa, venivano condotti gli anziani padri di famiglia dai propri figli poichè non essendo più utili alla vita familiare ma essendone solo un peso, venivano buttati giù dal dirupo. La storia di questa terribile e barbara usanza è narrata in molti paesi della Sardegna (chi non ha mai sentito la storia de Sa Babbaiecca di Gairo?) ma si dice venne interrotta quando l’ennesimo giovane, un bel giorno, si trovò a condurre il padre, forse più sveglio di altri, e questi gli fece notare che anche lui un giorno avrebbe fatto quell’ingrata fine. Il figlio, forse anche lui più sensibile delle generazioni precedenti, pose così fine alla macabra tradizione ricordando quanto fosse preziosa la saggezza degli anziani.

Come in tutta la Sardegna, Madre Natura ha modellato qui i paesaggi dando vita ad opere d’arte naturali da sogno in continua metamorfosi e sembra davvero di essere dentro un museo! Soprattutto entrando nella grotta carsica Domus de Janas che si apre nel terreno, come la più bella delle voragini, sotto un fitto bosco di lecci. Io, che ho un debole per le grotte e per le Janas, ho trovato spettacolare ogni singolo dettaglio. E’ un po’ come entrare in uno dei saloni dei palazzi reali europei che più volte ho visitato, con la differenza che in quella piccola grande caverna è tutto naturale, perciò incredibile: un trionfo di stalattiti che ricordano lampadari di cristallo, grosse stalagmiti come statue imponenti (una pare il Buddha!) o celebri costruzioni (sembra proprio di vedere la Torre di Pisa!), grosse colonne che riportano con la memoria al Partenone di Atene; i suoi candidi colori la fanno sembrare ancor più mastodontica, ci si sente avvolti in un abbraccio in questa sala che potrebbe tranquillamente essere quella del trono, con le concrezioni a forma di coccodrillo da una parte e della Natività dall’altra. Nella grotta, utilizzata fin dai tempi più antichi per i più svariati usi, si narra ancor oggi che, durante la lunga notte di San Giovanni (Santo Patrono di Seulo), sia possibile vedere le Janas, le leggendarie fate sarde belle e illuminate dalla luna che decidono, sugli uomini, fortuna o sfortuna.

E’ quasi ora di pranzo, e che pranzo che ci aspetta!

Ma salutate le guide dell’Ecomuseo, decido di raggiungere da sola la celebre cascata-piscina naturale Sa Stiddiosa, seguo per benino tutti i cartelli ma dopo svariati chilometri di strada sterrata mi blocco, non ce l’avrei mai fatta a far tutto in un’oretta scarsa, per cui, sotto il sole cocente, tocco la corteccia di un albero come fosse la Bibbia e prometto solennemente di tornare. Probabilmente in primavera, in occasione della manifestazione dedicata a S’Orrosa e Padenti, la peonia, rosa rossa di montagna che qui cresce copiosa. 

Il pranzo, decisamente troppo abbondante per le temperature del giorno, è all’Hotel Miramonti di Seulo. Una magnifica vista accompagna il nostro pranzo di Ferragosto in montagna, tra piatti tipici di alta qualità dai sapori autentici, dagli antipasti al dolce. Pieni come uova, dopo tre ore passate a mangiare come se non ci fosse un domani (come mio solito!), lasciamo Seulo ricordando la promessa fatta.

Sapere che è un arrivederci, rende la partenza leggermente meno nostalgica.

* * * to be continued (again!)* * *

** Un grazie di cuore a Giovanni, coordinatore dell’Ecomuseo dell’Alto Flumendosa, per la pazienza in fase di organizzazione e per le preziose informazioni in fase di stesura di questo post! Grazie a Giuliano, guida impeccabile che ha illuminato la mia escursione con interessanti racconti, dettagliate spiegazioni e tante curiosità e grazie alla gentile guida, della quale non ricordo ora il nome, che ci ha fatto scoprire e amare ancor di più la grotta con il suo piacevole racconto. Grazie all’Ecomuseo dell’Alto Flumendosa per fare ciò che fa, dovrebbero prenderlo come esempio tutti i Comuni della Sardegna!!! ***

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna