Trekking da Monte Ruju a Capo Figari (Golfo Aranci)
Golfo Aranci non solo mare. C'è qualcosa di ancora più bello di un bagno nelle acque cristalline, per esempio una giornata alla scoperta della natura più selvaggia che abbraccia il celebre borgo. Da Monte Ruju a Capo Figari, passando per il sentiero Su Canale, il Cimitero degli Inglesi, la Batteria Serra e Cala Greca.
Nella giornata più calda dell'estate 2017 con Caronte che mi alitava sul collo, folle come non mai son partita, in compagnia, alla conquista delle cime del promontorio calcareo che protegge ad est la lingua di terra sulla quale sorge Golfo Aranci, Monte Ruju prima e Capo Figari poi, ti lascio la traccia GPS anche se è molto intuitivo ed è ben segnalato come percorso.
Lasciata la macchina nel parcheggio di via G. Marconi, ci incamminiamo, di primo mattino, verso quello che tanto ricorda i Tacchi dell'Ogliastra, il Monte Ruju.
IL SENTIERO DEI CARBONAI
Attraverso un ampio sentiero sterrato, a tratti piano a tratti in leggera salita, ci immergiamo in mezzo ad una distesa di bassa macchia mediterranea che, pian piano, diventa un fresco bosco di olivastri spettacolari che fa ombra alle Case Rosse. Questi vecchi stazzi prendono il nome dal particolare colore della terra utilizzata per costruirli, ora abbandonati, prima, si narra, ci abbia soggiornato Guglielmo Marconi tra i suoi vari esperimenti e siano stati il rifugio di alcune famiglie golfarancine ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Qui seguiamo il cartello freccia -Monte Ruju- che ci separa di 300 metri dalla nostra prima meta.
IL SENTIERO MONTE RUJU
La cima di Monte Ruju
Usciti dal bosco ci si apre davanti una distesa di erba alta ormai secca costellata da scheletri di alberi grigio/neri e arriviamo quasi subito ai primi punti panoramici. Il sole non è ancora alto e c'è una leggera foschia. Ci ritroviamo proprio sotto la cima calcarea del Monte Ruju e, a naso, la raggiungiamo districandoci fra cespugli e un sentiero inventato al momento fatto di pietre e terra, apposta per ruzzolare giù. Ma non demordiamo e con qualche graffio arriviamo in cima. Duecento metri sotto, Golfo Aranci si specchia nell'acqua più turchese che mai, Soffi e Mortorio sono ben visibili così come Caprera e la baia del Cala di Volpe, lo sguardo fugge fino a San Teodoro con Tavolara immensa che ci si staglia davanti. L'acqua cristallina davanti l'isolotto di Figarolo ci ricorda che là sotto c'è qualcosa di meraviglioso: Cala Moresca.
Sebbene fosse ancora presto, il sole iniziava a pizzicare la pelle, una passata di crema dopo le settanta foto di rito e ritorniamo giù non prima di aver assistito al volo libero dei falchetti sulle nostre teste, cosa che ci fa sentire tanto birdwatchers.
IL SENTIERO SU CANALE
Ci immettiamo quindi sul sentiero che i cartelli di legno ci indicano come -Su Canale- per circa 1,65 km. Il letto di un fiume ora asciutto che divide a valle le due vette del promontorio, Monte Ruju e Capo Figari, e che porta a Cala Moresca. E' il luogo dove la mattina dei mesi meno caldi si possono incontrare i mufloni che costellano le rocce bianche e le capre che saltano da una parete all'altra. Aguzziamo la vista ma figuriamoci se i mufloni con quel caldo mettono fuori il muso dalla fresca ombra degli alberi!
Su Canale con Tavolara davanti
Continuiamo delusi fino ad arrivare ad un incrocio ma seguiamo, curiosi, un razzo rugginoso che si staglia nel cielo. Nel silenzio di un basso boschetto, un grosso corvo ci da il benvenuto in una puntata di "Sardegna Abbandonata". E' il vecchio forno elettrico della calce che appena costruito venne abbandonato. Dopo un'intensa attività estrattiva in tutto il promontorio iniziata nel Medioevo, nel 1967, per far fronte alla grande richiesta dovuta allo sviluppo di Olbia e della Costa Smeralda, venne costruito un grande forno elettrico all’avanguardia. Troppo all'avanguardia però, a causa del funzionamento complesso e della spesa ingente per gestirlo, venne abbandonato nel giro di una manciata di anni. Ora riposa rugginoso alle spalle dell'insenatura di Cala Moresca.
IL SENTIERO FILASCA
Torniamo indietro e riprendiamo il nostro cammino seguendo, questa volta i cartelli-freccia, prendiamo il Sentiero Filasca verso il Cimitero degli Inglesi prima e di Cala Greca poi. Sotto lo sguardo vigile del Semaforo di Capo Figari che si staglia sopra le nostre teste, facciamo il nostro ingresso nel camposanto straniero. Che poi, straniero mica tanto. E' credenza popolare che sotto quei cumuli di pietra e quelle croci riposino i corpi di marinai inglesi naufragati sotto Capo Figari. Mentre invece il marinaio inglese, morto di febbre malarica tra l'altro, è solo uno e la sua tomba è capeggiata da una grande e grossa croce celtica. Gli altri, marinai italiani periti nel naufragio del veliero ligure "Generoso II", raccolti sulla riva del mare di Cala Greca nel 1887, e alcuni Golfoarancini di cui però poco o niente si sa.
Cala Greca, proprio dietro il cimitero, è una piccola insenatura di sassi e scogli rosati, abbracciata da falesie calcaree e da rigogliosa macchia mediterranea. Fra le alte pareti ci sono piccole e grandi grotte ma è conosciuta per un'altra caratteristica: proprio a due passi si può scorgere la roccia Mamma Chiatta, nella quale i pescatori golfoarancini, di origine ponzese, riconobbero la figura di una vecchia e grassoccia signora che scruta l'orizzonte.
Il Cimitero degli Inglesi & Cala Greca
Torniamo indietro ai legnosi cartelli-freccia per dirigerci alla Batteria Costiera Luigi Serra. Costruita durante la Prima Guerra Mondiale, sorge su Punta Filasca a 51 metri sopra il livello del mare regalando panorami a trecentosessanta gradi incredibili. Sicuramente il più bello è verso le scogliere di Capo Figari a picco sull'acqua azzurro-verde! Io sono rimasta incantata, sebbene fosse già ora di correre al riparo dal sole bollente. Riparo temporaneo trovato nella santabarbara, la particolare polveriera interamente scavata nella roccia ovviamente a strapiombo sul mare.
Panorama dalla Batteria Costiera L.Serra
IL SENTIERO SEMAFORO
Se sentieri cammellabili e pianeggianti, boschi ombrosi e freschi, risate e chiacchere hanno accompagnato la nostra prima parte della trekking-scampagnata, lo stesso non è stato per la seconda parte, cioè durante la salita al Semaforo di Capo Figari. Il sentiero di 3 km è sì cammellabile ma è in salita ed è una salita infinita, sfiancante senza un albero al quale chiedere pietà, per di più non tirava vento se non in pochi punti e le quattro aree attrezzate hanno le panchine in granito che, nel giorno più caldo di sempre, erano più simili a fornaci!
E quindi la morte. No scherzo. Sali che ti sali, bevi che ti bevi, maledici che ti maledici arriviamo in cima.
342 metri di altezza. Un faro ormai spento che cade a pezzi. Una croce bianca a testimoniare che arrivare fin lì forse non è così poi tutta questa passeggiata. Un panorama spettacolare a trecentosessanta gradi. La Gallura ai nostri piedi.
Panorama dal Semaforo di Capo Figari
Dopo una pausa di ringraziamento per essere arrivati sani e salvi anzichè sciolti come pensavamo, ci guardiamo intorno e per qualche momento rimaniamo increduli. Veniamo nuovamente catapultati dentro una nuova puntata di "Sardegna Abbandonata", storciamo il naso ricordando la storia...
Era il 1890 quando la struttura che ora è un rudere divenne parte del sistema di fari e semafori segnalatori della Regia Marina, di colore bianco cangiante e visibile da lunghe distanze. Era il 1905 quando salì di grado divenendo anche torre di vedetta e di avvistamento della Difesa. Era l'11 agosto 1932 quando Guglielmo Marconi, fisico bolognese, realizzò il celebre ponte radio a microonde fra Rocca di Papa, vicino Roma, e Figari. Il successo della grandiosa scoperta però fece cadere in disuso il Semaforo, lo sviluppo delle comunicazioni sempre più avanzate decretò il definitivo abbandono. Ora, di proprietà dell'Agenzia Regionale della Conservatoria delle Coste, è meta di escursionisti intrepidi, di appassionati di storia e di fari, e solo una targa scritta a mano ricorda ciò che qua è successo in un tempo che sembra veramente lontano. E' visitabile solo esternamente prestando la massima attenzione.
Il Semaforo di Capo Figari
Inutile dire che i 3 km del rientro, sebbene ancora sotto il sole cocente, son stati una passeggiata leggera. L'arrivo nella scenografica Cala Moresca suggerisce, anzi obbliga a fare un bagno nelle sue acque turchesi ma noi lo abbiamo evitato, perchè dalla stanchezza di 9 estenuanti ore di trekking saremmo sicuramente morti affogati! Voi però fatelo ;)
Una straordinaria scoperta fatta di panorami nei quali la vista si perde, di sentieri al profumo di cisto, di luoghi storici abbandonati che cadono a pezzi ma che non hanno perso il loro fascino, di cime alte, spoglie e chiare, di verdi olivastri, fra cicale che cantano sotto un sole bollente e mufloni che si nascondono fra le bianche rocce. Nonostante il caldo, nonostante la fatica, nonostante le quasi-cadute, abbiamo fatto una straordinaria scoperta.
Dal 2021 posso accompagnarti io alla scoperta del promontorio di Capo Figari perchè sono, nel frattempo, diventata Guida Ambientale Escursionistica.
Erica Costa
Guida Ambientale Escursionistica associata AIGAE
Numero iscrizione Registro Italiano Guide Ambientali Escursionistiche SA568
Polizza collettiva multirischi n° 70346 di Poste Assicura
Polizza Difesa legale n° 197392 di DAS
Loc. San Pantaleo, Via Terni 5/a – 07026 Olbia (SS)
P.IVA 02800360907
Chiamami o scrivimi su whatsapp al +393467907028.
* * * * *
IL VIDEO E' SU YOU TUBE, CLICCA QUI & RICORDATI DI ISCRIVERTI AL MIO CANALE ;)
* * * * *
Tags: trekking, golfoaranci, cosafareagolfoaranci